Hard life Chronicles
Abbiamo toccato il fondo
E ALLORA?!
Ho sempre sentito parlare della fase dei perchè, in cui i nanetti iniziano da banali domande tipo:
Perchè mi metti la cannottiera? perchè c'è caldo
Perchè c'è caldo? perchè sei al sole
Perchè c'è il sole? perchè è giorno
E finisci a parale della notte, della luna, del sole, ...una cosa infinita.
Perchè papà non è a casa? E' al lavoro.
E allora?!!
Lo dice con un tono, come definirlo.... disinteressato, tanto che la guardi e ti chiedi -ma mi prende per il sedere?- e ti si insinua il dubbio, se a due anni e mezzo fa così quanto ci metterà a farmi fessa?
ANNA COME IO
Sono la mamma di una nana duenne alla prese con la Sindrome di Frozen, nel nostro caso specifico: la sindrome di Anna come Io.
Mesi fa, anzi un anno fa, durante la visione di Frozen per la prima volta la nana disse il suo nome, io da italica madre quale sono inviai immantinente un sms al padre, fuori con amici, per ufficializzare l'evento.
Qualche settimana fa ripassano su Sky Frozen, e colgo l'occasione per variare cartone, alla sera è una infinita sequenza di Alvin, Paw Patrol, Little Charmers, che orami so a memoria. L'avessi mai fatto, ma perchè quella sera il telecomando funzionò me lo chiedo ancora. Da quel momento la nana canta e mi chiede di cantare (io sò stonata peggio di una campana, immaginate il supplizio dei miei vicini) "Facciamo un pupazzo di neve?", e fin qua và anche bene. Più o meno.
La nana consapevole del suo status di nana caruccia, simpatica e con occhioni teneri inizia a guardati sorridendo e dice "guardiamo Anna come Io", il "ME" non lo vuole imparare. E' difficile dirle di no, anche se qualche volta io e lui facciamo fronte comune e teniamo duro distraendola con altri cartoni.
L'altra sera alla quinta volta che vedevamo lo stesso episodio di Alvin ci siamo resi conto che forse forse mettere su Frozen non era male...
LA NANA VA AL NIDO
7
7 anni che passo 38.5 ore settimanali con le stesse persone.
7 anni che lavoro nello stesso posto, con contratti diversi, con agenzie di lavoro diverse.
7 anni che lavoro sullo stesso pc (più o meno, una volta credo me lo abbiano cambiato con un modello più recente).
7 anni che faccio le stesse identiche cose.
e come in tutte le relazioni è arrivata la crisi del 7 anno.
puntuale.
cosa fare?
ho pensato di andare a parlare col boss e chiedere di cambiare mansione, ma dopo una breve riflessione sarebbe cmq la stessa zuppa in un piatto diverso: rettifica di fatture, che il motivo sia questo o quello sempre di rettifiche si tratta, sempre di contestazioni si parla.
cerco di tenere duro, di andare in ufficio, di essere allegra e felice di avere un lavoro, ma a fine giornata arriva quella sensazione che seppur ho lavorato, sebbene abbia gestito tutto ciò che mi è stato affidato, e guardando il file delle pratiche sono tutte chiuse, ciò mi fa sentire come se avessi gettato otto ore della mia vita dalla finestra, come se le avessi sprecate.
mi sento scoraggiata.
mi sento sfibrata.
mi sento una fallita.
arrivare a casa, vedere il disordine, i panni da lavare, quelli lavati da stirare, le tazze della colazione lasciate frettolosamente nell'acquaio (quando va bene che ce le riusciamo a mettere), la spesa da fare, la cena da preparare e sentirmi sfibrata dal lavoro tanto che riesco a fare 1/sedicesimo di tutto ciò che dovrei fare, e lasciare sempre da parte gli interessi che ho, gli hobbies e qlc cosa esuli dalla gestione lavoro/casa, mi deprime fortemente.
soprattutto sapere che se non mi sentissi così demoralizzata dalle otto ore riuscirei a fare (quasi) tutto, e col sorriso.
c'era un periodo che ero felice di aver lavorato, che mi sentivo realizzata, che credevo di aver fatto qlc che contasse, qlc che nel suo piccolo aveva la sua importanza.
ho impegnato 7 anni in questo lavoro, mi ci sono dedicata seriamente, ho fatto ciò che mi richiedevano, e lo dimostra che dopo diversi tagli di personale sono ancora li, e che al colloquio individuale un mese fa il boss si è detto soddisfatto pienamente di me, di come lavoro.
ho due amiche che proprio quest'anno si sono licenziate, per motivi diversi, ma dopo una lunga riflessione hanno deciso che il gioco non valeva la candela, che esaurirsi fisicamente o mentalmente per lo stipendio era diventato troppo.
ammiro il loro coraggio, e la loro audacia (o pazzia), perchè hanno preso una decisione per loro stesse e pensando a loro stesse.
sinceramente se avessi un lavoro di riserva avrei già varcato la soglia del boss e dichiarato "è stato bello finchè è durato"
UNA ZIA SPECIALE
Maria Salvatori, L'agnellino zoppo (1996)
Così ricordava Palagano, il suo paese, la zia Maria.
Una piccola donnina partita da ragazza dal piccolo paese in cui era nata, lasciando la famiglia per "andare a servizio dai signori" come si faceva allora, e arrivata fino a Londra.
In quella metropoli ha trovato un piccolo appartamento, di quelli tipici londinesi, con un cucinotto, un salottino con un bel camino e una stanzina, fra Paddington e Nottingh Hill, che allora non era trendy e ricercata come oggi, ma un quartiere di emigranti, come lei.
Si è dedicata all'insegnamento, ad aiutare gli altri; volontaria di Amnesty International, appena venuta a conoscenza che collezionavo francobolli iniziò a spedirmene a centinaia, fra quelli delle lettere dirette all'associazione.
Il 7 luglio 2005, il giorno degli attentati a Londra,vicino a Paddington, fu il giorno della mia laurea, e solo nel tardo pomeriggio venimmo a sapere che lei non era fra le vittime.
Il ricordo più recente è del viaggio a Londra con mia cugina, ci offrì un tea in casa sua e per l'occasione, da vera signora inglese, ci comprò una torta da Mark & Spencer, da mangiare insieme al tea. Da finire ci tenne a precisare (intimare sarebbe più appropriato), perché lei non impazziva per i dolci, la cug ed io non la deludemmo di certo, benché non è cosa facile finire un dolce inglese.
Quando le chiedemmo perché era andata a Londra, perché vi era rimasta, rispose sibillina "per amore si fanno tante cose", non capii subito e lei aggiunse "non sempre c'è il lieto fine, ma ormai Londra era casa mia".
Non è più voluta tornare Italia, lei era inglese e Londra la sua casa.
Lì è vissuta.
Lì ora riposa.
Io me la ricorderò passeggiare per Hyde park, vicino a Kensington Palace e alla Serpentine.
CHRISTMAS BREAKFAST PLACEMATS - TOVAGLIETTA AMERICANA NATALIZIA
sotto l'impulso da sarta ho acquistato un stoffa natalizia, un'altra a quadretti stile osteria di paese ed ho tirato fuori la vecchia macchina da cucire che dormiva da un bel pò di tempo.
ho misurato, tagliato, stirato, cucito, scucito, ed infine due belle tovagliette erano pronte.
ecco come ho fatto.
1. ho interrogato la grande mamma web e letto diversi tutorial si come si fanno le tovagliette, ce ne erano di tutti i gusti, ma ho scelto per iniziare una semplice tovaglietta con doppio lato, uno natalizio e uno con una fantasia diversa, nel mio caso i quadretti bianchi/rossi.
2. lavato la stoffa per assicurarmi che non si rimpicciolisse una volta tagliata. dopo averla stirata, armata di gessetto da sarta, spilli ed una tovaglietta già fatta, ho preso le misure e segnato la stoffa.
3. ho tagliato. e qua bisogna essere davvero certi di cosa si fa.
4. ho posizionato le stoffe dritto contro dritto e seguendo le linee che mi ero disegnata ho fatto la cucitura interna, stando attenta a lasciare un apertura di qlc cm 5-10 cm per rivoltare la stoffa.
5. dopo aver rivoltato la tovaglietta a dritto, fermando l'apertura con gli spilli, ho stirato le cuciture per fermare la stoffa e cucirla meglio.
6. ho cucito i lati al dritto, prima da una distanza di qlc mm dal bordo e una seconda cucitura a circa 1 cm.
la colazione di natale aveva un'altro sapore...
RICERCANDO UN FRIGO.....
fra le altre cose, oltre alla sua difficoltà a congelare alimenti, il sospetto che lo ha dato la temperatura interna.
abbiamo fatto la prova, con metodo scientifico: il termometro per il bagnetto della nana. Lui lo ha messo dentro al frigo, aspettato il tempo sufficiente e verificato che fa ben 11°.
bene.
mi sa che ci sta lasciando.
oggi mi sono messa a scuriosare fra i siti dei frigoriferi, al momento sono sulla samsumg, ed ho notato una cosa preoccupante: non ci sono le misure interne dei cassetti del freezer.
si, ci sono le dimensioni esterne: dimensione esterna senza maniglia, dimensione esterna con maniglia, dimensione della maniglia, capacità interna in litri....ma nulla sulla dimensione del cassetto.
mi sono scaricata anche i manuali per controllare che non sia li dentro, ora so come installarlo, a che distanza va dal muro (50mm), dal soffitto (25mm), come si montano i cassetti, come regolare la temperatura,...ma non so le dimensioni interne.
nelle foto compaiono confezioni di pizza, gelato, aragoste disposte su foglie di lattuga con un limone tagliato a fianco (chi cappero la mette via così l'aragosta?), pezzi di carne anch'essa su foglie di lattuga e due pomodori a decorarla (si vede che è una moda), come se tutto ciò fosse esplicativo.
avrei un consiglio per web graphic e designer: assumete un emiliano!!!
il classico emiliano sa che le domande principali per capire la capienza di un freezer solo dall'immagine: ci entra comodamente la teglia di lasagne che la nonna mi dà e che sfama minimo 14 persone? ci sta il cestino in vimini con i tortellini (minimo 8 porzioni) che la nonna mi passa a Natale?
se nelle foto invece della pizza e gelato ci metteste una di queste due cose un emiliano può indovinare con uno scarto di un cm la dimensione del cassetto.
oppure mettete le dimensioni del cassetto.
interne s'intende.
cmq temo che dovrò armarmi di cestino ed andare a fare la prova pratica in negozio.
CI SONO COSE CHE NON CAMBIANO
NANA INTRAPPOLATA
b-nervo infiammato,
c- dolore muscolare?