ANNA COME IO

Sono la mamma di una nana duenne alla prese con la Sindrome di Frozen, nel nostro caso specifico: la sindrome di Anna come Io.

Mesi fa, anzi un anno fa, durante la visione di Frozen per la prima volta la nana disse il suo nome, io da italica madre quale sono inviai immantinente un sms al padre, fuori con amici, per ufficializzare l'evento.

Qualche settimana fa ripassano su Sky Frozen, e colgo l'occasione per variare cartone, alla sera è una infinita sequenza di Alvin, Paw Patrol, Little Charmers, che orami so a memoria. L'avessi mai fatto, ma perchè quella sera il telecomando funzionò me lo chiedo ancora. Da quel momento la nana canta e mi chiede di cantare (io sò stonata peggio di una campana, immaginate il supplizio dei miei vicini) "Facciamo un pupazzo di neve?", e fin qua và anche bene. Più o meno.

La nana consapevole del suo status di nana caruccia, simpatica e con occhioni teneri inizia a guardati sorridendo e dice "guardiamo Anna come Io", il "ME" non lo vuole imparare. E' difficile dirle di no, anche se qualche volta io e lui facciamo fronte comune e teniamo duro distraendola con altri cartoni.

 L'altra sera alla quinta volta che vedevamo lo stesso episodio di Alvin ci siamo resi conto che forse forse mettere su Frozen non era male...

LA NANA VA AL NIDO


 

So che latito da tempo e/o scrivo post a cappero; la ragione è sempre la solita, il tempo. Quell'entità invisibile che chiunque ha un blog come passatempo tira in ballo, mentre sogna di guadagnarsi da vivere facendo appunto la blogger, ma nel frattempo si strascina al lavoro ogni giorno.

 

L'argomento del momento, che ho strombazzato ai quattro venti, ai nonni, alle colleghe, ai vicini, ieri stavo quasi per dirlo alla cassiera del supermercato, è che la nana a settembre andrà al nido!!

La nana andrà al nido.

La nana andrà al nido.

L'altro giorno è finalmente arrivata la lettera congiunta di comune e asili nido che confermava l'iscrizione della nana e indicava le prime istruzioni, ma procediamo con calma.

 

Il processo è stato lento e sofferto, pieno di ansie. Ansie, perché già dalle prime informazioni riguardo all'apertura delle iscrizioni il mantra che l'ufficio scuola ripeteva era "se fate un solo errore nella compilazione verrete esclusi", ovviamente edulcorato e scritto in maniera carina, ma la minaccia era reale. Per non incappare in errori ho seguito pedissequamente le istruzioni, indicazioni, suggerimenti.

Mi sono presentata a tutti gli incontri, con il comune dove hanno dettato le regole auree per la compilazione, presentazione, tempi di attesa per la prima graduatoria, attesa per la graduatoria definitiva ed infine l'attesa della LETTERA; con l'asilo, per far bella figura ci siamo presentati tutti e tre, nana, mamma e papà in versione famiglia del Mulino Bianco (e abbiamo fatto bene, le insegnati hanno preso nota dei nomi). Risultato della visita al nido, al momento di tornare a casa la nana si era attanagliata al cancello perché preferiva rimanere lì, spero sia stato coto come segno di interesse.

 

Un pomeriggio, da sola in casa immersa nella massima concentrazione ho compilato la domanda su di noi, sul lavoro, chilometri casa-lavoro, chilometri casa-nonni, orario di lavoro nostro e dei nonni (e qua solo la ragazza del personale mi ha compreso appieno, lei sa) e consegnata nei tempi prestabiliti.

L'arrivo della graduatoria definitiva è stato festeggiato in sordina, perché finché nella buchetta delle letture non compariva nulla era certo.

 

E finalmente è arrivata.

Gli ultimi step saranno riunione genitori al nido e colloquio individuale.

Ma ormai la nana  è dentro.

7

siamo arrivati a 7. 

7 anni che passo 38.5 ore settimanali con le stesse persone. 
7 anni che lavoro nello stesso posto, con contratti diversi, con agenzie di lavoro diverse. 
7 anni che lavoro sullo stesso pc (più o meno, una volta credo me lo abbiano cambiato con un modello più recente).
7 anni che faccio le stesse identiche cose.

e come in tutte le relazioni è arrivata la crisi del 7 anno. 
puntuale. 

cosa fare?
ho pensato di andare a parlare col boss e chiedere di cambiare mansione, ma dopo una breve riflessione sarebbe cmq la stessa zuppa in un piatto diverso: rettifica di fatture, che il motivo sia questo o quello sempre di rettifiche si tratta, sempre di contestazioni si parla.

cerco di tenere duro, di andare in ufficio, di essere allegra e felice di avere un lavoro, ma a fine giornata arriva quella sensazione che seppur ho lavorato, sebbene abbia gestito tutto ciò che mi è stato affidato, e guardando il file delle pratiche sono tutte chiuse, ciò mi fa sentire come se avessi gettato otto ore della mia vita dalla finestra, come se le avessi sprecate. 
mi sento scoraggiata. 
mi sento sfibrata. 
mi sento una fallita. 

arrivare a casa, vedere il disordine, i panni da lavare, quelli lavati da stirare, le tazze della colazione lasciate frettolosamente nell'acquaio (quando va bene che ce le riusciamo a mettere), la spesa da fare, la cena da preparare e sentirmi sfibrata dal lavoro tanto che riesco a fare 1/sedicesimo di tutto ciò che dovrei fare, e lasciare sempre da parte gli interessi che ho, gli hobbies e qlc cosa esuli dalla gestione lavoro/casa, mi deprime fortemente. 

soprattutto sapere che se non mi sentissi così demoralizzata dalle otto ore riuscirei a fare (quasi) tutto, e col sorriso. 

c'era un periodo che ero felice di aver lavorato, che mi sentivo realizzata, che credevo di aver fatto qlc che contasse, qlc che nel suo piccolo aveva la sua importanza. 

ho impegnato 7 anni in questo lavoro, mi ci sono dedicata seriamente, ho fatto ciò che mi richiedevano, e lo dimostra che dopo diversi tagli di personale sono ancora li, e che al colloquio individuale un mese fa il boss si è detto soddisfatto pienamente di me, di come lavoro. 

ho due amiche che proprio quest'anno si sono licenziate, per motivi diversi, ma dopo una lunga riflessione hanno deciso che il gioco non valeva la candela, che esaurirsi fisicamente o mentalmente per lo stipendio era diventato troppo. 
ammiro il loro coraggio, e la loro audacia (o pazzia), perchè hanno preso una decisione per loro stesse e pensando a loro stesse.

sinceramente se avessi un lavoro di riserva avrei già varcato la soglia del boss e dichiarato "è stato bello finchè è durato"