Abbiamo toccato il fondo


Abbiamo toccato il fondo.

Non ci sono parole per le immagini e le notizie sulle tv, sui giornali.

Non ci sono espressioni per descrivere questa tragedia.

Le ragioni per cui i migranti mettono a repentaglio la loro vita e quella dei figli non per una terra promessa, solo per un futuro più sicuro, senza guerre, senza dittature, sono conosciute, scappano da povertà, guerra, oppressione.

La ragione per cui nel "viaggio" rischiano e spesso perdono la vita siamo tutti noi.

Noi che siamo dall'altra parte del Mediterraneo, che chiudiamo occhi, i governi che chiudono frontiere, innalzano muri e filo spinato, respingono persone come loro, come noi, con la sola differenza che sono nate "dall'altra parte". Persone che hanno famiglia, figli, amici. Madri e padri che vestono i loro figli e li conducono verso un viaggio infernale, di cui forse non vedranno la meta.

È vero, i problemi non si risolvono con la bacchetta magica e non si può accogliere tutti, ma non stiamo dimostrando di essere uomini.

Non ci sono parole.

Abbiamo toccato il fondo.

E ALLORA?!

Dopa la critica fase dei "perchè?" che ogni nano attraversa, la nostra nana ha deciso di fare un passo avanti, di andare oltre, adesso siamo nella fase "e allora?".
Ho sempre sentito parlare della fase dei perchè, in cui i nanetti iniziano da banali domande tipo:
Perchè mi metti la cannottiera? perchè c'è caldo
Perchè c'è caldo? perchè sei al sole
Perchè c'è il sole? perchè è giorno
E finisci a parale della notte, della luna, del sole, ...una cosa infinita.

Dopo un pò di perchè quello o quello, la nostra nana indipendente ha deciso di introdurre "e allora?" alla risposta data dal genitore.
Perchè papà non è a casa? E' al lavoro.
E allora?!!
Lo dice con un tono, come definirlo.... disinteressato, tanto che la guardi e ti chiedi -ma mi prende per il sedere?- e ti si insinua il dubbio, se a due anni e mezzo fa così quanto ci metterà a farmi fessa?
O ci riesce già?

ANNA COME IO

Sono la mamma di una nana duenne alla prese con la Sindrome di Frozen, nel nostro caso specifico: la sindrome di Anna come Io.

Mesi fa, anzi un anno fa, durante la visione di Frozen per la prima volta la nana disse il suo nome, io da italica madre quale sono inviai immantinente un sms al padre, fuori con amici, per ufficializzare l'evento.

Qualche settimana fa ripassano su Sky Frozen, e colgo l'occasione per variare cartone, alla sera è una infinita sequenza di Alvin, Paw Patrol, Little Charmers, che orami so a memoria. L'avessi mai fatto, ma perchè quella sera il telecomando funzionò me lo chiedo ancora. Da quel momento la nana canta e mi chiede di cantare (io sò stonata peggio di una campana, immaginate il supplizio dei miei vicini) "Facciamo un pupazzo di neve?", e fin qua và anche bene. Più o meno.

La nana consapevole del suo status di nana caruccia, simpatica e con occhioni teneri inizia a guardati sorridendo e dice "guardiamo Anna come Io", il "ME" non lo vuole imparare. E' difficile dirle di no, anche se qualche volta io e lui facciamo fronte comune e teniamo duro distraendola con altri cartoni.

 L'altra sera alla quinta volta che vedevamo lo stesso episodio di Alvin ci siamo resi conto che forse forse mettere su Frozen non era male...

LA NANA VA AL NIDO


 

So che latito da tempo e/o scrivo post a cappero; la ragione è sempre la solita, il tempo. Quell'entità invisibile che chiunque ha un blog come passatempo tira in ballo, mentre sogna di guadagnarsi da vivere facendo appunto la blogger, ma nel frattempo si strascina al lavoro ogni giorno.

 

L'argomento del momento, che ho strombazzato ai quattro venti, ai nonni, alle colleghe, ai vicini, ieri stavo quasi per dirlo alla cassiera del supermercato, è che la nana a settembre andrà al nido!!

La nana andrà al nido.

La nana andrà al nido.

L'altro giorno è finalmente arrivata la lettera congiunta di comune e asili nido che confermava l'iscrizione della nana e indicava le prime istruzioni, ma procediamo con calma.

 

Il processo è stato lento e sofferto, pieno di ansie. Ansie, perché già dalle prime informazioni riguardo all'apertura delle iscrizioni il mantra che l'ufficio scuola ripeteva era "se fate un solo errore nella compilazione verrete esclusi", ovviamente edulcorato e scritto in maniera carina, ma la minaccia era reale. Per non incappare in errori ho seguito pedissequamente le istruzioni, indicazioni, suggerimenti.

Mi sono presentata a tutti gli incontri, con il comune dove hanno dettato le regole auree per la compilazione, presentazione, tempi di attesa per la prima graduatoria, attesa per la graduatoria definitiva ed infine l'attesa della LETTERA; con l'asilo, per far bella figura ci siamo presentati tutti e tre, nana, mamma e papà in versione famiglia del Mulino Bianco (e abbiamo fatto bene, le insegnati hanno preso nota dei nomi). Risultato della visita al nido, al momento di tornare a casa la nana si era attanagliata al cancello perché preferiva rimanere lì, spero sia stato coto come segno di interesse.

 

Un pomeriggio, da sola in casa immersa nella massima concentrazione ho compilato la domanda su di noi, sul lavoro, chilometri casa-lavoro, chilometri casa-nonni, orario di lavoro nostro e dei nonni (e qua solo la ragazza del personale mi ha compreso appieno, lei sa) e consegnata nei tempi prestabiliti.

L'arrivo della graduatoria definitiva è stato festeggiato in sordina, perché finché nella buchetta delle letture non compariva nulla era certo.

 

E finalmente è arrivata.

Gli ultimi step saranno riunione genitori al nido e colloquio individuale.

Ma ormai la nana  è dentro.

7

siamo arrivati a 7. 

7 anni che passo 38.5 ore settimanali con le stesse persone. 
7 anni che lavoro nello stesso posto, con contratti diversi, con agenzie di lavoro diverse. 
7 anni che lavoro sullo stesso pc (più o meno, una volta credo me lo abbiano cambiato con un modello più recente).
7 anni che faccio le stesse identiche cose.

e come in tutte le relazioni è arrivata la crisi del 7 anno. 
puntuale. 

cosa fare?
ho pensato di andare a parlare col boss e chiedere di cambiare mansione, ma dopo una breve riflessione sarebbe cmq la stessa zuppa in un piatto diverso: rettifica di fatture, che il motivo sia questo o quello sempre di rettifiche si tratta, sempre di contestazioni si parla.

cerco di tenere duro, di andare in ufficio, di essere allegra e felice di avere un lavoro, ma a fine giornata arriva quella sensazione che seppur ho lavorato, sebbene abbia gestito tutto ciò che mi è stato affidato, e guardando il file delle pratiche sono tutte chiuse, ciò mi fa sentire come se avessi gettato otto ore della mia vita dalla finestra, come se le avessi sprecate. 
mi sento scoraggiata. 
mi sento sfibrata. 
mi sento una fallita. 

arrivare a casa, vedere il disordine, i panni da lavare, quelli lavati da stirare, le tazze della colazione lasciate frettolosamente nell'acquaio (quando va bene che ce le riusciamo a mettere), la spesa da fare, la cena da preparare e sentirmi sfibrata dal lavoro tanto che riesco a fare 1/sedicesimo di tutto ciò che dovrei fare, e lasciare sempre da parte gli interessi che ho, gli hobbies e qlc cosa esuli dalla gestione lavoro/casa, mi deprime fortemente. 

soprattutto sapere che se non mi sentissi così demoralizzata dalle otto ore riuscirei a fare (quasi) tutto, e col sorriso. 

c'era un periodo che ero felice di aver lavorato, che mi sentivo realizzata, che credevo di aver fatto qlc che contasse, qlc che nel suo piccolo aveva la sua importanza. 

ho impegnato 7 anni in questo lavoro, mi ci sono dedicata seriamente, ho fatto ciò che mi richiedevano, e lo dimostra che dopo diversi tagli di personale sono ancora li, e che al colloquio individuale un mese fa il boss si è detto soddisfatto pienamente di me, di come lavoro. 

ho due amiche che proprio quest'anno si sono licenziate, per motivi diversi, ma dopo una lunga riflessione hanno deciso che il gioco non valeva la candela, che esaurirsi fisicamente o mentalmente per lo stipendio era diventato troppo. 
ammiro il loro coraggio, e la loro audacia (o pazzia), perchè hanno preso una decisione per loro stesse e pensando a loro stesse.

sinceramente se avessi un lavoro di riserva avrei già varcato la soglia del boss e dichiarato "è stato bello finchè è durato"



UNA ZIA SPECIALE

"Non c'era la televisione, non avevamo la radio e non avevo libri. Eppure ripensandoci capisco che sono cresciuta con davanti a me il libro più bello che Dio abbia scritto ancora prima della Bibbia. Le notti stellate al mio paese rinchiuse tra le colline non le ho più riviste né a Milano né a Londra. le siepi fiorite di rose selvatiche, il profumo delle viole in primavera: i tramonti infuocati dopo il temporale. La neve che copriva d'un manto i campi e le pinete rendendo più verde il verde dei pini e più blu io blu del cielo..."
Maria Salvatori, L'agnellino zoppo (1996)

Così ricordava Palagano, il suo paese, la zia Maria. 
Una piccola donnina partita da ragazza dal piccolo paese in cui era nata, lasciando la famiglia per "andare a servizio dai signori" come si faceva allora, e arrivata fino a Londra. 
In quella metropoli ha trovato un piccolo appartamento, di quelli tipici londinesi, con un cucinotto, un salottino con un bel camino e una stanzina, fra Paddington e Nottingh Hill, che allora non era trendy e ricercata come oggi, ma un quartiere di emigranti, come lei.

Si è dedicata all'insegnamento, ad aiutare gli altri; volontaria di Amnesty International, appena venuta a conoscenza che collezionavo francobolli iniziò a spedirmene a centinaia, fra quelli delle lettere dirette all'associazione. 

Il 7 luglio 2005, il giorno degli attentati a Londra,vicino a Paddington, fu il giorno della mia laurea, e solo nel tardo pomeriggio venimmo a sapere che lei non era fra le vittime.

Il ricordo più recente è del viaggio a Londra con mia cugina, ci offrì un tea in casa sua e per l'occasione, da vera signora inglese, ci comprò una torta da Mark & Spencer, da mangiare insieme al tea. Da finire ci tenne a precisare (intimare sarebbe più appropriato), perché lei non impazziva per i dolci, la cug ed io non la deludemmo di certo, benché non è cosa facile finire un dolce inglese. 
Quando le chiedemmo perché era andata a Londra, perché vi era rimasta, rispose sibillina "per amore si fanno tante cose", non capii subito e lei aggiunse "non sempre c'è il lieto fine, ma ormai Londra era casa mia". 

Non è più voluta tornare Italia, lei era inglese e Londra la sua casa. 
Lì è vissuta. 
Lì ora riposa.


Io me la ricorderò passeggiare per Hyde park, vicino a Kensington Palace e alla Serpentine. 













CHRISTMAS BREAKFAST PLACEMATS - TOVAGLIETTA AMERICANA NATALIZIA

non avendo idee per il regalo natalizio per il vecchietto, mi sono buttata a pesce sul DIY, il DO IT YOURSELF, o come si diceva una volta, il fai da te. 

sotto l'impulso da sarta ho acquistato un stoffa natalizia, un'altra a quadretti stile osteria di paese ed ho tirato fuori la vecchia macchina da cucire che dormiva da un bel pò di tempo. 

ho misurato, tagliato, stirato, cucito, scucito, ed infine due belle tovagliette erano pronte. 

ecco come ho fatto.

1. ho interrogato la grande mamma web e letto diversi tutorial si come si fanno le tovagliette, ce ne erano di tutti i gusti, ma ho scelto per iniziare una semplice tovaglietta con doppio lato, uno natalizio e uno con una fantasia diversa, nel mio caso i quadretti bianchi/rossi. 

2. lavato la stoffa per assicurarmi che non si rimpicciolisse una volta tagliata. dopo averla stirata, armata di gessetto da sarta, spilli ed una tovaglietta già fatta, ho preso le misure e segnato la stoffa. 

3. ho tagliato. e qua bisogna essere davvero certi di cosa si fa.










4. ho posizionato le stoffe dritto contro dritto e seguendo le linee che mi ero disegnata ho fatto la cucitura interna, stando attenta a lasciare un apertura di qlc cm 5-10 cm per rivoltare la stoffa. 

5. dopo aver rivoltato la tovaglietta a dritto, fermando l'apertura con gli spilli, ho stirato le cuciture per fermare la stoffa e cucirla meglio.







6. ho cucito i lati al dritto, prima da una distanza di qlc mm dal bordo e una seconda cucitura a circa 1 cm. 







ed eccole qua!!





la colazione di natale aveva un'altro sapore...

RICERCANDO UN FRIGO.....

beh pare che il frigo ci stia mollando. 
fra le altre cose, oltre alla sua difficoltà a congelare alimenti, il sospetto che lo ha dato la temperatura interna. 
abbiamo fatto la prova, con metodo scientifico: il termometro per il bagnetto della nana. Lui lo ha messo dentro al frigo, aspettato il tempo sufficiente e verificato che fa ben 11°. 
bene. 
mi sa che ci sta lasciando. 

oggi mi sono messa a scuriosare fra i siti dei frigoriferi, al momento sono sulla samsumg, ed ho notato una cosa preoccupante: non ci sono le misure interne dei cassetti del freezer. 
si, ci sono le dimensioni esterne: dimensione esterna senza maniglia, dimensione esterna con maniglia, dimensione della maniglia, capacità interna in litri....ma nulla sulla dimensione del cassetto. 
mi sono scaricata anche i manuali per controllare che non sia li dentro, ora so come installarlo, a che distanza va dal muro (50mm), dal soffitto (25mm), come si montano i cassetti, come regolare la temperatura,...ma non so le dimensioni interne. 

nelle foto compaiono confezioni di pizza, gelato, aragoste disposte su foglie di lattuga con un limone tagliato a fianco (chi cappero la mette via così l'aragosta?), pezzi di carne anch'essa su foglie di lattuga e due pomodori a decorarla (si vede che è una moda), come se tutto ciò fosse esplicativo.

avrei un consiglio per web graphic e designer: assumete un emiliano!!!
il classico emiliano sa che le domande principali per capire la capienza di un freezer solo dall'immagine: ci entra comodamente la teglia di lasagne che la nonna mi dà e che sfama minimo 14 persone? ci sta il cestino in vimini con i tortellini (minimo 8 porzioni) che la nonna mi passa a Natale?
se nelle foto invece della pizza e gelato ci metteste una di queste due cose un emiliano può indovinare con uno scarto di un cm la dimensione del cassetto. 
oppure mettete le dimensioni del cassetto.
interne s'intende. 

cmq temo che dovrò armarmi di cestino ed andare a fare la prova pratica in negozio. 

CI SONO COSE CHE NON CAMBIANO

Ci sono cose che non potranno mai cambiare.
Ad esempio la naturale attitudine di mia madre a rendermi nervosa e altamente irritabile quando siamo sotto lo stesso tetto.

Ammetto che da quando ho lasciato il nido il rapporto sia migliorato, ci beccavamo massimo una volta a settimana e tutto andava (più o meno) bene.
Da un anno a questa parte, ovvero da quando sono tornata al lavoro post arrivo nana, stiamo tornando ai rapporti di un tempo.

Primo: da quando è nonna ci frequentiamo di più per ovvie ragioni. Fa da nana-sitter, ed è una bravissima nana-sitter, non lo nego (anzi mi bacio i gomiti per le nonne che ha la nana). Ma, c’è il rovescio della medaglia ed è averla sempre tra i piedi (la nonna non la nana), il che rende più frequenti i rapporti con tutto quello che può comportare per noi due.

Secondo: forse siamo troppo diverse e allo stesso tempo troppo simili, lei maniacalmente ordinata e precisa, io maniacalmente disordinata organizzata, ma entrambe se ci girano ci accendiamo come benzina.
E li son dolori.

E quindi sia che sia nel suo territorio (casa sua), sia che lei sia nel mio (casa mia), c’è elettricità.
Quando è da me in particolar modo, per questo limito le possibilità ai minimi consentiti, cioè rasenti lo zero; ci sono cmq eccezioni.
Esempio: giorno feriale in cui lei tiene la nana e io non vado al lavoro per malattia; lei viene da me. Si, con l’intenzione di tenere la nana, ma da maniaca della pulizia non può sopportare la sua permanenza in una casa impolverata come la mia, quindi anche se le fornisco le prove su video di me stessa che pulisco con in mano il giornale del giorno prima (come si fa con gli ostaggi) non basta e parte armata di sviffer per combattere la polvere al grido di “ne rimarrà solo uno” e non è la polvere.

Pulisse e basta potrei sopportarlo, ma un’altra cosa che mia madre (e anche io, lo ammetto) ama fare è borbottare. 
Borbotta e scuote la testa.
Borbotta e scuote la testa per come tengo i vestiti; borbotta e scuote la testa per come teniamo le scarpe (spesso sparpagliate di fianco alla porta); borbotta e scuote la testa per come teniamo l’acquaio in cucina; borbotta e scuote la testa per come lui al mattino divide i panni da lavare in mucchietti per essere pronti da infilare in lavatrice alla sera; borbotta e scuote la testa e per come lasciamo il letto disfatto al mattino; borbotta e scuote la testa per qls cosa esuli dalla sua perfezione: tutto. 
E se sentendola borbottare chiedo che c'ha da borbottare con tono e voce da santa martire sotto flagello risponde un "niente" e già mi iniziano a girare, se poi continua e le richiedo che c'ha continua con i suoi "niente, niente" oppure mi domanda innocentemente "ma come fate a *fare questo*?" *sta per qlc cosa non le vada a genio*

Fatto realmente accaduto: 
M: ma come fate a vivere coi vetri sporchi?? 
leggi sporchi con non puliti da meno di un anno
I: dè mica ci mangio sui vetri
M: si ma ci deve vedere attraverso
I: infatti ci vedo
M: ...
I: e poi li ho puliti dentro qlc mese fa
leggi qlc mese fa con dai 12 ai 18 mesi
M: si ma non li hai puliti FUORI!!
I: mà, qua non sono riparati come da te. qua appena fà du'gocce s'insozzano subito. non ci sta la pensilina, vedì?! che devo fà?? pulirli appena minaccia pioggia???
M: ecche voi che sia??! prendi lo straccio e pulisci.

A me a volte quando mi s'arrotano le palle mi pare una leggera calata tosca, sarà il retaggio della nonna livornese, saranno gli anni di babbo passati a Firenze, sarà che per i primi 9 anni della mia vita passavo estati sul litorale livornese e i natali con la nonna livornese in trasferta nel modenese, sarà quel che sarà ma mi pare la parlata. e mia madre che è montanara modenese dop (padre e madre originari dei monti modenesi) sente cmq l'influsso toscano della sòcera e a volte il detto toscanaccio le viene. 

Tornando a noi, a volte la prendo con filosofia, altre volte al "prendi lo straccio e pulisci" parte la litigata. Litigata che può sembrare la guerra dei cent'anni.

Sia come sia, per quanto possa voler bene a mia madre (e gliene voglio) la litigata o scontro scatta ed ora che c'è la nana mi viene da sperare di avere con lei un rapporto migliore o più rilassato di quello che ho con mia madre.

NANA INTRAPPOLATA


Della serie capitano tutte a me, stasera sono riuscita ad incastrare la porta all'interno della doccia con dentro la nana nella vaschetta.

Ma andiamo con ordine. La nana faceva il suo bagnetto nella sua vaschetta e come al solito non voleva uscire, sicchè ho pensato di provare a chiudere la porta della doccia per vedere se la convincevo.
Chiudo, lei protesta borbottando e alzandosi in piedi, riapro e lei si rimette a mollo.
Ripeto l’operazione, ma non so come la porta invece di fermarsi entra all’interno del vano doccia.
Tiro. È bloccata.

Situazione: porta bloccata, nana dentro che inizia a piangere. Se spingo ribalto vaschetta e nana.
Tiro più forte. Niente.
Continuo a tirare tentando di tranquillizzare la nana che piange sempre più forte (te credo!)

La porta continua a rimanere dentro il vano, non si apre più verso l’esterno e nemmeno vero l’interno perché la vaschetta la blocca.
Non sapendo più che fare ed avendo appurato che la porta non se ne esce, e che calarsi dall’alto non mi pare una buona idea, provo un'altra strada.  

Spingo leggermente il tanto che basta per farci passare il braccio ed afferrare la nana, poi tenendola su col braccio la faccio uscire dalla tinozza, spingo con l’altro braccio la porta aprendola e ribaltando la vaschetta.
Prendo la nana in braccio facendola uscire dalla trappola di cristallo, hem plastica.

Risultato finale: nana spaventata ma illesa, io ho una fitta continua dalla scapola al gomito. Sarà:
a- strappo;
b-nervo infiammato,

c- dolore muscolare?