tv-digitale dipendente....

Per anni ho resistito a qualsiasi forma di pay tv, da tele+, a stream, fino ad arrivare a sky, ma non avevo fatto i conti con la tv digitale…

Anni e anni di orgogliosa resistenza, in cui mi godevo il programmi (anche piuttosto datati) della cara tv in chiaro, rifiutando stoicamente le offerte illimitate di cinema, telefilm e ogni quant’altro bendiddio poteva dedicare la pay tv ad una tele-dipendete come me (sono cresciuta allevata da MammaTv).

L’unico pregio e motivo era che ad un certo punto dello zapping non trovavi più nulla di tuo gradimento e quindi ti riversavi su altri passatempi, quali leggere, uscire, ogni genere di hobby a cui uno possa pensare pur di non studiare e evitando al contempo il totale risucchio del mio cervello da parte del tubo catodico.

Ed ecco che a fine 2010 l’emilia entra nella meravigliosa esaltante ed avveniristica era della tv digitale!

Ero talmente contro questo passaggio al digitale che ho rivitalizzato la tv primi anni ’70 del moroso, alla quale mancava la presa scart e che con lo switch-off si sarebbe spenta definitivamente. Dopo uno studio ingegneristico portato avanti insieme al moroso e un’amica, fortificati da birre medie, con la gentile concessione dell’amica stessa di un videoregistratore anni ’90, usato come bypass, siamo riusciti a far arrivare il segnale digitale alla nostra tv ormai d’epoca.

Mentre mi ero potuta preparare ad evitare il pensionamento della tv, sono arrivata del tutto ignorante ed impreparata all’invasione di canali che il digitale offre e quanto ciò può creare dipendenza, ed è qui che si consuma la tragedia…. Ormai dopo un assaggio dei canali cielo e real-time la mia vita non è più la stessa, inondata da mille programmi su cucina, ricette, ricevere ospiti, come vestirsi, come sposarsi, come chiedere all’altra metà di sposarti nel modo più assurdo che un umano posso congegnare….

Entro in cucina e nella mente mi vedo Chef Ramsey che urla “una Wellington, due pettini di mare, un risotto! Subito!!!!”; apparecchio la tavola per me e compagno e mi metto a sindacalizzare sulla tovaglia, onorevolmente sopravvissuta a nonna e madre, che fa a pugni coi tovaglioli di carta coop; metto in tavola la cena e il compagno assume le forme di Alessandro Borghese che si piega sul piatto per annusare ed assaggiare; mi vesto per uscire ed ecco comparire allo specchio Enzo che nota schifato l’assenza di tacco e di fard; rimugino per ore sull’amletico dubbio del “uso di cattivo gusto del termine piacere” quando ti viene presentata una persona, quindi cosa dovrei dire? Va al diavolo?... Barbara di “paint yuor life” mi ha già convinto a decorare una parte in cucina con lo stencil, e ultimamente guardo con occhio critico una vecchia scrivania.

Per fortuna non mi devo sposare, altrimenti progetterei tutta la fatidica giornata ispirandomi alle idee di Angelo ed Enzo, cercando un idilliaco castello sulle rive di un lago o a strapiombo su una roccia, ideando un bouquet con fiori esotici e sconosciuti, pianificando il volo di un bimotore che fa piovere petali di fiori sopra il ricevimento, facendo creare al Boss delle torte la wedding cake più assurda che si possa pensare e installandola nel mezzo del parco del castello con la caccia al tesoro muniti di candele.

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